La strada percorso artistico

Le parole, i segni e i colori di “Manu Invisible”

Volto (seppur velato) della scena urbana cagliaritana, artefice di alcune delle opere d’arte che accompagnano la nostra vita quotidiana, Manu Invisible è un personaggio ormai affermato nel mondo della street art a livello nazionale, ma anche internazionale.

Artista della nostra terra trapiantato a Milano, ha iniziato nel mondo dei Graffiti. La sua arte si differenzia nell’ambito della Street Art per la scelta di inserire parole dall’alto valore simbolico, in contesti urbani fatiscenti e strade a scorrimento veloce. Manu Invisible indossa un vestito nero con tracce di pittura di diversi colori, è un artista mascherato, lo differenzia una maschera nero lucido dalle forme taglienti, ispirata alla geometria e alla notte. Diplomato al Liceo Artistico Foiso Fois, in seguito ha svolto diverse mostre presso lo Spazio Galileo di Milano e portato a termine un opera murale sulla facciata del Liceo Carnot Jean Bertin in Francia. Ha svolto dei corsi privati di affresco, entrambi a Firenze, uno presso l’Accademia del Giglio, l’altro presso la Bottega del Bon Fresco del Maestro Massimo Callossi.

Ho approfittato della sua partecipazione al progetto “Street Sweet Street” a Palazzo Doglio per porgli qualche domanda. Da questa esperienza è venuta fuori una discussione sul rapporto tra arte e istituzioni, il crearsi un futuro nell’arte, l’ispirazione e, soprattutto, l’essere un artista sardo ai nostri giorni.

Come ti presenteresti a chi non ha mai sentito parlare di Manu Invisible?

Mi presenterei come una persona normalissima, celata da una maschera e che fa di lavoro ciò che ha sempre sognato.

Sei partito dai graffiti di Cagliari per arrivare a firmare lavori in tutta Europa: ti aspettavi questo salto?

Ho iniziato a fare i miei primi graffiti a Cagliari e in Sardegna 15 anni fa, poi mi sono trasferito a Milano (la città dove vivo) e ultimamente, negli ultimi 5 anni, sto girando il mondo per diversi progetti. Ho sempre tenuto questo salto come obiettivo fisso, quindi non ho mai smesso di crederci.

Hai detto di vivere attualmente a Milan: cosa pensi riguardo alla mancanza dell’Accademia delle Belle Arti a Cagliari?

È una grossa lacuna, perché una città come Cagliari offre tantissimi servizi, come quelli riguardanti l’istruzione, anche di tipo privato. Inoltre è una grandissima mancanza perché qui in Sardegna abbiamo un bagaglio culturale molto importante, che sottovalutiamo.

E infatti i nostri artisti sono obbligati a trasferirsi altrove.

Sì, è un po’ una prova iniziatica quella di oltrepassare il Mar Mediterraneo, però è anche vero che la cultura va valorizzata e va fatta coltivare, altrimenti inizia a svanire e a far scemare il suo valore.

Per rimanere sull’argomento: cosa consiglieresti a questi artisti, alle persone che vogliono iniziare la carriera nel mondo dell’arte? Consiglieresti di frequentare un’Accademia oppure pensi che un artista trovi la sua strada?

Io sono dell’avviso che ognuno debba scegliere ciò che più si addice a se stesso. E’ giusto farsi dare suggerimenti dalle persone care, però bisogna anche seguire la propria strada. E se essa non c’è, bisogna crearla.

Pensi che sia importante una collaborazione tra artisti e le autorità (come il Comune, ad esempio) anche per evitare la rimozione di graffiti o opere?

Penso non sia indispensabile. Io ho realizzato opere abusive, come quelle delle strade a scorrimento veloce. Infatti, se un’opera non viene rimossa entro un anno dalla sua realizzazione, non può essere rimossa. Essa rimarrà fino a quando il tempo non l’avrà deteriorata. Per questo penso che l’autorità dia un valore aggiunto al percorso di un artista, ma non è assolutamente fondamentale.

Riguardo alle opere sulle strade a scorrimento veloce, quelle sono sicuramente tra le tue più conosciute: ti è mai capitato che qualcuno speculasse riguardo la tua identità, sulla base dei tuoi lavori? (Ndr: Io rimanevo sempre affascinata da queste opere sulle strade a scorrimento veloce. E anzi, ti dirò la mia, all’inizio pensavo fossi un virus. Questo perché ti firmavi “manuinvisble.com” e quindi ero un po’ diffidente, crescendo poi mi sono informata e ho scoperto chi fossi).

Molti pensano che io sia una donna, oppure la maggior parte delle persone che mi conosce pensa abbia intorno ai 60 anni.

Ti è mai capitato che qualcuno te lo dicesse?

Che mi dicessero fossi un virus no, non mi è mai capitato.

Potresti parlare di questo tuo progetto, “Street Sweet Street”, e di come sia lavorare ad un’iniziativa simile a Cagliari, città poco solita ad eventi del genere?

Manu InvisibileQuesto tipo di iniziativa si basa su una performance di 24 ore, di cui io sono l’unico protagonista. Sono seguito dagli scatti e dall’occhio di Alessio Cabras, che è un fotografo che mi affianca da anni, e che mi sta aiutando a documentare tutto ciò dall’inizio alla fine. L’idea del progetto nasce dalla possibilità di poter tornare a Cagliari da Milano e stanziarmi qui. In particolar modo, il quartiere in cui vivo sta diventando accogliente specialmente grazie alla futura apertura di Palazzo Doglio, che reputo molto bello. Sono passato in cartiere e ci siamo quasi. In linea di massima, anche i servizi della zona stanno contribuendo allo sviluppo di questo quartiere. Qui vicino si trova anche il Liceo Artistico, dove ho lasciato una fetta del mio cuore, ci sono anche pareti vicino ai campetti dell’Ossigeno che ho dipinto in passato.

Quindi l’idea è quella di trasferirmi per 24 ore in questo quartiere e comportarmi come un normale cittadino, però indossando la maschera.

C’è qualche artista che ti ha ispirato in qualche modo?

Io sono ispirato dai miei amici, dalla famiglia e dalle persone che mi vogliono bene. Come artisti, ci sono tantissimi che mi ispirano a livello figurativo, che sono i grandi, quelli che studiamo nei libri di storia. Non li elenco perché sono davvero molti, ma sono quelli che seguiamo tutti, anche i più moderni. Ma ciò che mi tocca di più sono i pareri delle persone non interessate all’arte, che si occupano di altro e che però mi danno dei consigli. I critici d’arte hanno i loro interessi, perciò sono troppo condizionati dal loro lavoro, mentre il commento spontaneo di una persona “normale” è la cosa migliore che un artista possa chiedere, perché è spontaneo.

Pensando ad un altro artista famoso con cui hai in comune il genere… Se incontrassi, per esempio, Banksy, cosa gli chiederesti?

Manu InvisibileQuando sono andato a Bristol, la sua città, ho avuto la possibilità di incontrare i suoi amici, con i quali mi sono confrontato e ho collaborato per un festival. A lui personalmente avrei tantissime domande da fare, curiosità da chiedere… Ho anche letto diversi libri su di lui, riguardo il suo percorso artistico, quindi alcune cose le conosco già. Probabilmente gli chiederei di poter collaborare, mi farebbe piacere.

di Clarissa D’Andrea

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